VENERDI' SANTO - Processione dei Misteri (Chiesa Matrice)

La processione dei Misteri del Venerdì Santo di Mottola è la naturale prosecuzione della celebrazione della Croce gloriosa in Passione Domini: in seguito alla Liturgia della Parola e all' Adorazione della Croce, l' assemblea si riversa all' esterno della Chiesa Madre e tutte le porte vengono chiuse. All' interno rimangono solo gli appartenenti al Comitato Interconfraternale direttamente coinvolti dalla processione: Confraternita del SS. Sacramento e del Rosario, Confraternita di S. Antonio da Padova e Confraternita della B.V.M. Immacolata.
Per il lasso di tempo che va dal termine della funzione liturgica fino alle ore diciotto, la Chiesa Madre rimane inaccessibile a chiunque non appartenga alle suddette Confraternite, impegnate nella preparazione della processione che da lì parte per fare ritorno nel medesimo luogo attorno alla mezzanotte.
L' ordine delle Confraternite all' interno della processione è a rotazione, e poichè ogni Confraternita possiede statue proprie, anche le statue variano ciclicamente secondo quanto sancito dal Regolamento del Comitato Interconfraternale. Uniche eccezioni sono costituite dal Mistero dell' Addolorata e del Cristo Morto che, a causa dell' importanza ricoperta durante l' intero triduo, vengono scelte a turno da ognuna delle tre Confraternite partecipanti.

Ad ogni modo, pur mutando l' oggetto fisico, i soggetti e la scansione delle statue rimangono immutati, garantendo un' integrità dei simboli e dei significati. Senza scendere nel dettaglio, il succitato Regolamento prevede che ad aprire la processione sia la Confraternita cui toccherà la vicepresidenza nell' anno successivo, si collocherà nella parte centrale la Confraternita che ha retto la vicepresidenza nell' anno precedente, e si posizionerà in coda la Confraternita che ha la vicepresidenza nell' anno corrente la quale, inoltre, dovrà fornire i Misteri del Cristo Morto e dell' Addolorata.
Venendo alla processione del Venerdì Santo 2009, ecco l' iter dei Misteri secondo l' ordine di uscita dalla Chiesa Madre: Il Calvario (Croce dei Misteri); Orazione nell' orto degli ulivi; Bacio di Giuda; Gesù davanti a Pilato; Cristo flagellato alla colonna; Ecce Homo; Cristo caricato della croce; Cristo aiutato a portare la croce da Simone di Cirene; Cristo incontra la Madre; la Serafina; la Veronica; Crocifissione di Cristo; Cristo in croce; Cristo viene deposto dalla croce; la Pietà; Bara del Cristo Morto; Madonna Addolorata. Ciascuno di essi è sorretto e scortato da confratelli o da altri devoti, secondo la struttura che segue e che rimane invariata per tutta la durata della processione.
Ad aprire la processione, una volta spalancatosi il portone della Chiesa Madre, sono i suonatori del piffero e di due tamburi accompagnati da un confratello della Confraternita di S. Antonio con la troccola. Subito dopo un altro confratello regge lo stendardo del lutto, velluto nero a stelle d' oro e bordato d' oro, seguito da due giovani confratellini delle Confraternite di S. Antonio e del Rosario e, quindi, da quattro confratelli della Confraternita dell' Immacolata.

A questo punto tocca al primo Mistero, la prima statua portata a spalla dalla Confraternita dell' Immacolata: il Calvario che, poi, corrisponde alla Croce dei Misteri o Croce della Passione. La Croce, alta poco più di un paio di metri, si compone di due travi in legno grezzo di colore scuro. Nonostante il corpo di Cristo sia assente, simbolo della fede nella resurrezione, al centro della Croce è posta un' icona sulla quale è impresso il volto del Christus Patiens con la corona di spine, forse un riferimento al Volto Santo impresso nel velo della Veronica che verrà descritto più avanti. Il disegno è semplice e si compone di tratti brevi e sommari. I colori sono il bianco e il nero, mentre il rosso, secondario e steso con maggiore libertà, viene impiegato allo scopo di sottolineare il sangue e il dolore del corpo.
La Croce funge da sostegno ad alcuni oggetti strettamente legati alla Via Dolorosa: gli Strumenti della Passione che a Mottola si trovano disposti nel loro insieme sul braccio orizzontale della Croce stessa, simmetricamente al legno verticale.
A partire da sinistra , posta in diagonale dall' estremità del braccio fino al palo centrale, si trova la lancia con cui Longino trafisse il costato di Cristo; quindi la spugna issata in cima a una canna, imbevuta di aceto; il martello e le tenaglie della crocifissione; la sacca rossa dei trenta denari e il gallo che cantò dopo il tradimento di Pietro.
Sulla testa della Croce è posto il tradizionale cartiglio con la scritta JNRI e all' incrocio della braccia l' icona a cui si è già accennato sulla quale è stato raffigurato a tratti stilizzati il volto del Cristo.
Affissi al braccio destro, l' amaro calice, la mano degli schiaffi e delle percosse, una spada, la lanterna dell' orto degli ulivi e una scala di legno sottile.
Sull' asse centrale della Croce, a partire dal suo apice verso la base, oltre la dicitura JNRI e l' icona con il volto del Cristo, si collocano i tre chiodi utilizzati per la crocifissione posti immediatamente davanti alla corona di spine, tradizionalmente concepita come la parodia macabra della corona d' alloro romana. Seguono i tre dadi di legno chiaro posti l' uno accanto all' altro in forma piramidale, fino ad arrivare alla base costituita da una pietra sulla quale sono adagiati due flagelli dal manico rosso.
La Croce dei Misteri non è propriamente una stazione o un episodio della Via Crucis, ma bensì un simbolo dalla stessa Passione di Cristo, racchiudendo passo dopo passo tutto l' iter doloroso che ha portato Gesù dall' Ultima Cena fino alla morte.

Subito dietro alla Croce dei Misteri stanno appaiati due confratelli della Confraternita del SS. Sacramento, due della Confraternita di S. Antonio e poi nuovamente due della Confraterita del SS. Sacramento posti avanti al secondo Mistero, portato anch' esso dalla Confraternita dell' Immacolata: l' Orazione nell' orto degli ulivi.
Nella parte posteriore destra è collocato l' ulivo, semplice e spoglio, i cui rami riparano esclusivamente la figura del Cristo che gli si trova innanzi. Quest' ultimo, avanzato rispetto alla pianta di circa venti centimetri, indossa una veste porpora chiusa da una cinta in pelle e un mantello celeste; l' autore lo mostra in ginocchio con le braccia e i palmi delle mani aperti. Il volto è rivolto verso l' alto e inclinato verso destra a fissare il calice in metallo sorretto con entrambe le mani dall' Angelo del Signore. L' Angelo, posto alla destra del Cristo e proporzionalmente molto più piccolo, è collocato in piedi su una roccia. Di carnagione chiara, l' Angelo indossa un abito talare e le ali, distese verso l' alto, donano dinamismo a una figura che, un po' per le dimensioni, un po' per la postura, risulterebbe altrimenti statica.

Il Mistero successivo, il Bacio di Giuda, è sorretto da penitenti vestiti interamente di bianco, incoronati di spine, e coi cappucci alzati a lasciar scoperto il volto, preceduti e seguiti rispettivamente da quattro confratelli della Confraternita del SS. Sacramento.
Nel gruppo statuario l' Iscariota viene raffigurato alla sinistra del Cristo, che costituisce il baricentro dell' immagine. Giuda indossa una tunica marrone con un mantello celeste: la mano destra è poggiata sulla spalla sinistra di Gesù, lo sguardo va a cercare quello del Maestro che, già consapevole della falsità del discepolo, rifiuta quel contatto e mantiene gli occhi fissi avanti a sè.
Il Cristo è raffigurato con entrambi i palmi delle mani aperti, il braccio destro viene mostrato lievemente inclinato verso l' alto mentre il gomito, il braccio e l' avambraccio sinistro sono leggermente rivolti verso il suolo in un soffocato gesto di ammonimento.

Il Mistero successivo, sempre portato dai penitenti vestiti di bianco, rappresenta Gesù davanti a Pilato: il centro prospettico della composizione confluisce nella figura del governatore che indossa un mantello rosso e una veste, ovviamente di foggia romana, azzurra.
Egli è seduto sul trono del giudice ed appare in qualche modo disinteressato rispetto all' azione, con gambe e braccia distese e parallele. Alla sua sinistra, infatti, è ben evidenziato un piedistallo sul quale sono posti acqua e asciugamano, evidenti segni dell' imminente decisione di lavarsi le mani, ossia della volontà di scaricare da sè ogni responsabilità sulla condanna a morte di Gesù.
Il Cristo è raffigurato in piedi sulla destra dell' opera, con le mani legate, indossa già la tunica rossa e in testa ha la corona di spine.

Preceduto da quattro confratelli della Confraternita del SS. Sacramento, il Mistero della Flagellazione è portato sulle spalle da alcuni ragazzi scout dell' AGESCI, mentre il resto del reparto segue in coda.
Questa statua, nota anche come Cristo alla colonna, presenta Gesù a sinistra della composizione: il corpo nudo e pieno di ferite è coperto dal solo perizoma bianco. Alla sua sinistra è posizionata la colonna in marmo e alla sua destra si trova invece un romano, veste azzurra legata in vita da un foulard chiaro con particolari geometrici color porpora: la mano destra protesa al cielo brandisce il flagello.

Preceduta da quattro confratelli della Confraternita di S. Antonio e da quattro della Confraternita del SS. Sacramento, la sesta statua è quella dell' Ecce Homo, portata dalla Confraternita dell' Immacolata. Il Cristo è posto al centro del gruppo scultoreo su di un piedistallo sopraelevato di una decina di centimetri. Il corpo nudo è coperto dal perizoma e da un mantello rosso sulle spalle. La fronte è cinta dalla corona di spine, le mani legate da una corda a sua volta fissata a una canna.
Portato dai confratelli della Confraternita del SS. Sacramento e scortato da altri quattro appartenenti alla stessa, il settimo Mistero rappresenta Cristo che porta la croce: vestito solamente della tunica rossa è raffigurato solitario e schiacciato dal peso della croce, realizzata con assi di legno piallate color mogano, tenuta sulla spalla sinistra. La testa è cinta dalla corona di spine.

Subito dopo viene Cristo aiutato a portare la croce da Simone di Cirene: a causa delle dimensioni e del peso del complesso statuario, esso è poggiato su un palchetto provvisto di ruote e sospinto dai confratelli della Confraternita dell' Immacolata.
Il Cireneo, vestito con una tunica color sabbia, è il personaggio che occupa la parte più avanzata dell' opera: egli porta la croce sulla spalla destra, il volto è sofferente per il peso ma allo stesso tempo appare orgoglioso.
La figura del Cristo, in tunica rossa, è posta immediatamente dopo quella di Simone: in piedi, la testa rivolta verso destra, lo sguardo vivo, con la mano destra contribuisce a reggere la croce.
Sulla parte anteriore del basamento, assieme ad alcuni mazzi di fiori bianchi, sono installate delle piccole lucerne che vengono accese al calare della sera
.Preceduto e seguito da confratelli della Confraternita del SS. Sacramento, ma portato da alcuni penitenti vestiti di bianco, come il gruppo precedente, il nono Mistero rappresenta l' incontro fra Gesù caricato della croce e sua Madre.
Protagonista della scena è la figura della Vergine: vestita di una tunica rossa seminascosta dal manto azzurro, è rivolta verso Gesù che le sta alla sinistra. Le braccia della donna sono levate al cielo e i palmi delle mani sono aperti in un materno abbraccio verso il figlio, vestito con la consueta tunica rossa.
Quello che viene presentato è un Cristo che, coinvolto nel sentimento della madre, coniuga la sua natura umana e la consapevolezza del compito divino, testimoniata dalla decisione del volto intensamente atteggiato. Lo sguardo, risoluto e sofferente a causa del peso della croce, non manca di fierezza. Mentre il braccio sinistro di Gesù è piegato a sorreggere la croce, il braccio destro è alzato e rivolto dritto avanti a sè, a indicare la strada da percorrere e, in un certo senso, l' ineluttabilità del proprio destino e della morte che lo attende sul Golgota.

Il Mistero successivo, la Serafina, non viene portato in processione da confratelli ma da alcune giovani ragazze vestite di nero, ma in abiti contemporanei (a differenza delle dolenti attorno alla Bara del Cristo, che verranno descritte più avanti).
La figura della Serafina, di carnagione chiarissima e di capigliatura bionda, è realizzata in piedi con lo sguardo dritto davanti a sè.
Indossa una tunica verde e un mantello rosso e in testa un velo di pizzo nero che le scende fino ai fianchi. Reca nella mano destra il calice e legato ai polsi un drappo rosso, la tunica del Cristo.

Anche il Mistero della Veronica è portato da ragazze vestite di scuro, ma a intervallare le due statue strettamente connesse stanno quattro confratelli della Confraternita del SS. Sacramento e quattro confratelli della Confraternita dell' Immacolata. La figura della Veronica, per quanto concerne l' aspetto puramente esteriore dell' opera, è simile a quello della Serafina: stesse la posa, l' espressione e la foggia dell' abito (ma coi colori invertiti: tunica rossa e mantello verde), in testa un velo di pizzo nero che le scende fino ai fianchi.
Al posto della tunica di Cristo, legato a entrambi i polsi, sta il velo su cui è impresso il Volto Santo: l' autore del ritratto non ha pretese di realismo, ma ritrae il Cristo con tratti brevi e sommari. L' utilizzo di colori semplici e convenzionali ci aiuta a identificare la natura del dipinto; un giallo olivastro per la carnagione e un marrone scuro e uniforme per i dettagli della barba e dei capelli. La corona di spine è a sua volta realizzata con un verde bosco che sfuma, per contrasto, nel contesto figurativo, fino a fondersi sommariamente con lo sfondo dell' immagine.

Dopo le statue della Serafina e della Veronica, la serie dei Misteri si interrompe brevemente per lasciare spazio a un gruppo di penitenti che, preceduti da quattro confratelli della Confraternita dell' Immacolata, sono così disposti: due penitenti; due penitenti portatori di lancia; un penitente crocifero; due penitenti portatori di flagello. Questo stesso modulo si ripete per tre volte e i penitenti sono caratterizzati dall' abito completamente bianco, stretto in vita da un cordone, dal cappuccio calato sul volto e dai guanti, bianchi anch' essi, e dalla corona di spine. Rappresentano un' unica eccezione i portatori della croce, abbigliati nella stessa maniera ma con stoffa rossa anzichè candida, i fianchi cinti da una fascia blu e i guanti bianchi. La croce sulle loro spalle appoggia su un piccolo cuscino legato all' abito, per agevolare il trasporto di un oggetto dal peso non indifferente, mentre la base striscia per terra durante tutto il tragitto. Sia i crociferi che gli altri penitenti sono scalzi.

Ad altre figure vestite di bianco come quelle appena descritte è affidato il trasporto - montato su un piccolo palchetto munito di ruote - del Mistero della Crocifissione, preceduto dai confratelli della Confraternita dell' Immacolata e seguito da quelli della Confraternita di S. Antonio, sempre in numero di quattro.
La base di questa composizione statuaria, sviluppata in orizzontale, è costituita da una pietra regolare sulla quale è poggiata orizzontalmente la croce, di legno grezzo scuro, cui il Cristo è parzialmente inchiodato: la mano sinistra è già trafitta, mentre la destra e i piedi ancora attendono il supplizio dei chiodi.
Altri due sono i personaggi che compaiono nella scena: inginocchiati al suolo, l' uno sta menando colpi al chiodo con il martello, l' altro prende le mani come a voler tener fermo il corpo inerte del Cristo all' altezza delle ginocchia. Entrambi gli uomini sono vestiti allo stesso modo, ossia con una tunica marrone mentre il corpo nudo del Cristo è coperto dal solo perizoma bianco.
Nell' angolo destro superiore, accanto ai bracci della croce, sta il cartiglio con la scritta JNRI in attesa di essere apposto sul legno. Ai quattro lati del palchetto su cui è appoggiata la statua sono fissate delle lucerne, due per angolo, da accendersi al calar della sera, oltre ai consueti mazzi di fiori: gigli bianchi e lilla, rose rosse e bianche.

Il Mistero successivo, raffigurante Cristo in croce, al pari della Flagellazione è portato in processione da alcuni giovani scout del reparto AGESCI presente a Mottola per la Settimana Santa. Altra peculiarità di questo Mistero è la scorta, costituita da due Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, che procede qualche passo avanti alla statua, disposta simmetricamente ai due lati.
La croce ha le stesse caratteristiche di quella rappresentata nei Misteri precedenti riguardanti la risalita del Calvario e la Crocifissione, ossia tue travetti di legno grezzo di colore scuro, con la base del palo centrale ora alloggiata in una pietra con funzione di sostegno.
Il Cristo è modellato secondo il canone iconografico più diffuso: i palmi delle mani trafitte dai chiodi, i piedi sovrapposti e trafitti da un unico chiodo, i fianchi cinti dal perizoma bianco e la corona di spine in capo. Il corpo è martoriato, la pelle tesa che mette in risalto le ossa, l' espressione stravolta e sofferente, rivolta al cielo.
Eppure Cristo non è solo, vi è un altro personaggio: Maria. In un unico Mistero sono stati raffigurati quelli che forse risultano i momenti più importanti dell' intera Via Dolorosa: la morte di Gesù e il compianto della Madonna. La veste rossa e il manto azzurro, le braccia spalancate e lo sguardo rivolto in alto, rivolto a quel suo Figlio ma anche a Dio, uniti nella Trinità ma in quel momento scissi, almeno nel cuore di una madre. Tutto il corpo di quella donna, che appare più minuto e più piccolo rispetto all' imponenza della croce, sembra esprimere un' unica parola, un unico interrogativo. Perchè?

Il Mistero successivo, preceduto da quattro confratelli della Confraternita di S. Antonio ma trasportato dai penitenti vestiti di bianco, riguarda l' atto della Deposizione.
Il gruppo scultoreo vede protagonisti i personaggi di Giuseppe di Arimatea e di Nicodemo, intenti a deporre il corpo di Cristo. La croce ha le stesse caratteristiche della Croce dei Misteri, ma al posto degli Strumenti della Passione è drappeggiato, lungo il braccio orizzontale, un sudario bianco.
Il corpo del Cristo Morto è già stato liberato dai chiodi e sta per essere adagiato al suolo. Sulla sinistra dell' immagine si trova Nicodemo, vestito di una tunica chiara lunga fino alle ginocchia, in piedi su una scala di legno appoggiata alla croce: mentre con il braccio sinistro regge la vita del Cristo, con il braccio destro è impegnato a sorreggerne la schiena.
In basso a destra troviamo invece Giuseppe , con un copricapo bianco e vestito con una tunica chiara del tutto simile a quella di Nicodemo ma coperta da un mantello celeste. Questi, in piedi alla base della croce, trattiene con entrambe le braccia la gamba destra del Cristo.

Il Mistero della Pietà è il quindicesimo in processione, preceduto, portato e seguito dai confratelli della Confraternita di S. Antonio.
Il Mistero aggrega due scene distinte: nella parte posteriore vi è la croce, costituita di due assi piallate di legno scuro, all' apice della quale non è presente la scritta JNRI ma è adagiato un sudario bianco che reca sull' estremità destra il disegno stilizzato della croce con gli Strumenti della Passione, simile alla statua che apre la processione, sovrastata dal gallo.
Davanti alla croce, seduta sulla pietra irregolare che le fa da basamento, sta la Vergine con la consueta veste rossa sotto al manto celeste. La donna è seduta con le gambe discoste per meglio reggere il peso del Figlio, in un abbraccio ormai canonizzato nell' iconografia della Pietà, intenta ad accarezzarne la spalla e il braccio, lo sguardo dritto davanti a sè perso nel vuoto, come a cercare una ragione che possa placare la sua sofferenza.

A seguire la Pietà vi è una moltitudine di penitenti vestiti di bianco, col cappuccio calato sul volto e le lance in mano: procedono a file di quattro, intervallati da coppie recanti gli Strumenti della Passione di cui si è già parlato.
Dopo i dolenti, sfilano gli amministratori pro-tempore delle tre Confraternite: a distinguerli dagli altri confratelli è generalmente uno scapolare (rosso e oro per la Confraternita del SS. Sacramento, azzurro e oro per la Confraternita dell' Immacolata, giallo e oro per la Confraternita di S. Antonio) recante al centro il simbolo della Confraternita attorniato da una o più stelle.

Al posto della mozzetta le donne portano un manto lungo e il capo coperto dal velo nero.
Preceduta da due confratelli della Confraternita di S. Antonio recanti due lucerne montate sui pali avanza la Bara, o vara, del Cristo Morto, portata da confratelli della stessa Confraternita e attorniata da donne dolenti listate a lutto e velate.
Questo Mistero gode di una scorta particolare, non soltanto religiosa ma anche civile e militare: nell' ordine sfilano accanto ad esso, in numero di due per arma e in alta uniforme, esponenti dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Urbana.

Accanto ad essi due Cavalieri dell' Ordine Equestre dal Santo Sepolcro di Gerusalemme che, sopra agli abiti formali contemporanei, portano un manto bianco con con impressa sulla spalla sinistra la Croce dell' ordine.
La bara nella quale è adagiato il corpo del Cristo Morto, è costituita da una base in legno che sorregge un materasso ornato di pizzi e arricchito da fregi rosa e bianchi e circondato, tutt' attorno, da composizioni floreali. Ai quattro lati della base sono posti quattro angioletti, di carnagione rosea e capelli biondi, abbigliati con perizoma di colori differenti: rosso, verde, azzurro. Ogni angioletto tiene in mano un simbolo della Passione di Cristo: chiodi, flagello, corona di spine e la croce.
La struttura è chiusa e incorniciata per mezzo di una sorta di baldacchino dorato e fregiato: il corpo morto di Cristo è isolato rispetto l' esterno, in segno di rispetto e massima cura, da un tulle leggero. Ciò a cui si assiste è, ovviamente, una trasposizione secondo le prassi contemporanee di quello che avrebbe dovuto essere il corteo funebre di Cristo.

Al seguito si posizionano altri confratelli delle Confraternite dell' Immacolata e del SS. Sacramento, quindi la banda e altri esponenti femminili delle Confraternite, sempre con manto lungo e velo nero.
A precedere il sacerdote e due chierichetti, tre donne della Confraternita dell' Immacolata portanti rispettivamente due lampioncini e una croce di legno, quindi altre due consorelle delle Confraternite del SS. Sacramento e di S. Antonio.


Portata dai confratelli della Confraternita di S. Antonio e preceduta da altri dolenti con lampioncini, avanza l' ultima statua della processione: l' Addolorata.
La figura riprende l' iconografia classica: Maria è in piedi, la fronte alta e il capo contornato dall' aureola con lo sguardo fisso puntato all' orizzonte a donarle un' aura di magnificenza. Le braccia aperte con i palmi delle mani verso l' alto, tengono con delicatezza il sudario funebre di Cristo. Indossa una veste scura ornata di pizzi e fiori dorati; il mantello, scuro come la veste, è tempestato di stelle a sei punte anch' esse dorate. Il volto, infine, è coperto da uno scialle di pizzo nero che ne marca il lutto. Nella parte sinistra del petto spicca un cuore d' argento, trapassato da una spada anch' essa d' argento: rappresenta i Sette Dolori patiti da Maria durante la sua vita, come profetizzato da Simeone (Luca 2, 34-35).
Prima di uscire in processione la statua dell' Addolorata viene accuratamente preparata all' interno della Chiesa Madre, e sono alcune donne a incaricarsi di questo lavoro, quasi un atto di pudore trattandosi di fatto di una vestizione: alla Vergine viene prima fatta indossare la veste, in seguito viene sistemato il mantello, quindi posto tra le mani il sudario funebre. Ciò fatto si procede al posizionamento della figura sul piedistallo che servirà per il trasporto del Mistero durante la processione.
La posizione dell' Addolorata nel corteo la esplicita quale elemento di unione tra i membri delle Confraternite e i partecipanti alla processione, rimarcandone la funzione di intercessione che il culto mariano le assegna. La processione termina con altri confratelli, i restanti scout reggenti due lampioni e un altoparlante per amplificare la voce del sacerdote e pochi fedeli in coda.

La processione del Venerdì Santo di Mottola non è fatta per essere seguita dall' assemblea dei fedeli ma per essere vista passare, per così dire. Il flusso processionale si snoda per le vie della città per molte ore, attraversandola più volte nel cuore del centro storico e passando letteralmente sotto casa di molti parrocchiani. La gente si accalca sui marciapiedi, fuori dalle porte, accanto alle vetrine dei negozi.

Ma pochi, a esclusione di un piccolo numero di pie signore, si accoda alla processione: chiunque non stia facendo attivamente parte di essa, come confratello o come portatore di una delle vare, si costituisce automaticamente parte altra, contrapposta, massa umana fusa con la massa cittadina in un territorio che la processione stessa attraversa, cammina, oltrepassa.

La processione dei Misteri non prevede un seguito costituito dall' assemblea, dunque: i confratelli e le statue sfilano per le strade della città, attraverso i marciapiedi gremiti di gente, e per tutta la durata il sacerdote e alcuni lettori conducono e commentano la Via Crucis alternando gli estratti dai Vangeli corrispondenti alle stazioni con preghiere e meditazioni, com' è d' uso fare durante i Venerdì di Quaresima e durante la Settimana Santa.
La partecipazione popolare è tuttavia limitata a questo, tant' è che dopo il passaggio dell' ultimo Mistero - l' Addolorata - le luci dei balconi e delle verande lasciate accese in segno di rispetto vengono spente, facendo nuovamente piombare le vie del centro storico nella consueta oscurità un poco spettrale.
I muri bianchi, la pavimentazione sconnessa, il dondolio incessante dei portatori delle statue e dei dolenti: ma allo spegnersi di quelle luci si crea di colpo il vuoto, almeno per quanti non hanno nel sangue quella processione. Svanisce la suggestione e con essa svanisce anche quell' aura un po' folklorica che troppo spesso finisce per ammantare, come uno stereotipo, i riti della Settimana Santa nel Sud dell' Italia, con le statue inghirlandate di fiori e gli incappucciati che si trascinano scalzi per le strade.


Attorno alla mezzanotte la processione ha termine: tutte le statue vengono ricondotte alla Chiesa Madre, e ognuno si ricongiunge e si rimescola nella folla che già riempie le navate per l' Eucologia del Salterio.

* Nota: le foto si riferiscono alla processione svoltasi nell' anno 2011, evidentemente diversa, come composizione, rispetto alla descrizione di quella del 2009 riportata nel testo di Giovanni Azzaroni, mancando le statue del "Calvario" o Croce dei Misteri, del "Bacio di Giuda" e della "Flagellazione").

- Testo tratto da "La Settimana Santa a Mottola" di Giovanni Azzaroni, C.L.U.E.B., Bologna, 2010.
- Fotogrammi tratti dal filmato "Mottola - Riti della Settimana Santa - La processione dei Misteri" a cura di F. Bellisario.
** Esprimo il mio doveroso e più sentito ringraziamento ai carissimi amici Pietro Convertino e Stefano Matarrese per aver concesso la pubblicazione del presente materiale fotografico sulla Settimana Santa Mottolese.